Ranieri de’ Pazzi di Valdarno
"le lagrime, che col bollor diserra,
a Rinier da Corneto, a Rinier Pazzo,
che fecero a le strade tanta guerra"
(Inferno, canto XII, vv.136-138)
Ranieri de’Pazzi nacque in Valdarno agli inizi del Duecento.
Dal febbraio 1250 ricopre la carica di vicario imperiale per Arezzo e Città di Castello. Con la morte di Federico II proprio in questo anno, la forza dei ghibellini toscani diminuì drasticamente e nell’agosto del 1251 furono cacciati da Firenze. I fuoriusciti ghibellini avevano trovato rifugio a Figline Valdarno.
Il 29 settembre 1252, Ranieri de’Pazzi era, insieme a Farinata degli Uberti, tra coloro che giurarono di abbandonare Figline in cambio della revoca di tutte le sanzioni loro inflitte dal 1248 in poi. Addirittura, questi rinnegarono le loro alleanze e fedeltà ai ghibellini, per sottomettersi a Firenze.
Dopo la battaglia di Montaperti nel 1260, Ranieri de’Pazzi e I suoi figli sono coinvolti nella costrizione degli abitanti di Castelnuovo d’Avane a sottomettersi ad Firenze. Quando gli abitanti si rifiutarono di sottomettersi, il Pazzi devastarono il borgo e uccisero tutti coloro che si opponevano.
La ragione per cui Ranieri si trova all’Inferno (canto XII. vv.136-138) è l’attentato che lo vede protagonista nel dicembre del 1267. Tutto rientra nelle manovre conflittuali che in quegli anni scandivano I rapporti tra Corradino di Svevia e Carlo d’Angiò, quest’ultimo sostenuto dal papa.
Alfonso X di Castiglia spedì a Viterbo, dal papa, una delegazione. Giunti presso Ganghereto, la carovana fu assaltata da un gruppo di ghibellini di cui anche Ranieri faceva parte. Nell’agguato morì il vescovo di Silves, mentre altri furono imprigionati e depredati. Il castello di Ganghereto venne punito da papa Clemente IV.
Dopo la battaglia di Tagliacozzo, Ranieri partecipò alle battaglie valdarnesi contro I guelfi che stavano riprendendo il controllo. Finì rifugiato a Ostina, dove resistette alcuni mesi all’assedio, ma poi capitolò. Il castello di Ostina fu raso al suolo e Ranieri condannato.
La data della morte è incerta, ma un documento riguardante la pace del cardinal Latino, del 1280 lo attesta come quondam, quindi deceduto.
Fonte testo: Ricerca della Rete Documentaria Aretina
Fonte foto: Scuolissima.com