Sabato 10 febbraio alle ore 12.00 cerimonia commemorativa al monumento che ricorda le vittime delle foibe presso il giardino "Martiri dell'Istria" a Levane
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Sabato 10 febbraio 2024 il Comune di Montevarchi celebra il “Giorno del ricordo”, solennità civile nazionale che ricorda i massacri delle foibe e l’esodo giuliano dalmata. Istituita con la legge 30 marzo 2004 n. 92, la giornata vuole “conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”.
Per questa ricorrenza l’Amministrazione comunale ha organizzato, in collaborazione con l’associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, una cerimonia commemorativa che si terrà sabato prossimo alle ore 12.00 al giardino Martiri dell’Istria a Levane, zona industriale. Dopo i saluti istituzionali del sindaco o suo delegato e dei rappresentanti dell’associazione, alla presenza di una delegazione delle associazioni combattentistiche, sarà deposta una corona d’alloro al monumento che ricorda i tragici eventi dei massacri delle foibe.
All’iniziativa parteciperà anche una rappresentanza degli studenti delle terze medie dell’Istituto Comprensivo Mochi di Levane, che proporranno letture e spunti di riflessione sul tema frutto di un percorso di approfondimento fatto in classe con gli insegnanti.
Una cerimonia a cui la cittadinanza è invitata a partecipare, in ricordo di una drammatica pagina della storia del Novecento che ha toccato il Valdarno con il campo profughi di Laterina che, dal 1946 al 1963, ha visto la presenza di italiani in fuga dall’Istria, Fiume e Dalmazia, terre assegnate alla ex Jugoslavia con il trattato di pace di Parigi del 10 febbraio 1947 dopo la fine della seconda guerra mondiale.
Le foibe
Dopo l’assegnazione alla ex Jugoslavia dell’Istria, Fiume e Dalmazia, le popolazioni di lingua italiana che vivevano in queste zone furono costrette a fuggire dalle proprie terre per evitare rappresaglie e persecuzioni. Si stima che gli esuli italiani costretti a lasciare le loro case siano stati almeno 250mila. Diverse migliaia tra queste hanno perso la vita all’interno delle foibe: profonde cavità naturali tipiche delle aree carsiche, dove venivano abbandonati i corpi dei giustiziati. Alcune delle più tristemente note sono quelle di Vines, in Istria, e il pozzo di Basovizza, vicino Trieste. Secondo le ricostruzioni, i condannati venivano legati l’uno all’altro e disposti lungo gli argini delle foibe. I soldati delle milizie sparavano solo ad alcuni di loro, che una volta colpiti cadevano nelle grotte portandosi dietro l’intera fila. In molti sono morti tra atroci sofferenze, dopo giorni ammassati sui cadaveri degli altri condannati.